Pisa restaura i suoi monumenti ma dimentica la storia dei suoi territori

La Fondazione Pisa stanzia oltre 2 milioni di euro per la Chiesa di San Francesco e la Chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno. La nostra riflessione parte da qui. Pisa riacquista due tesori del suo patrimonio culturale e religioso.

Due importanti testimonianze della storia pisana torneranno ad essere visitabili e fruibili. Peraltro, due luoghi finora a rischio strutturale. Sono investimenti importanti sull’identità della città di Pisa, sul turismo, sul “comune sentire” di una storia e di una tradizione, perché una città non è fatta solo di case e strade, ma anche di simboli.

E in tutto questo, però, non possiamo non rattristarci del fatto che Pisa abbia ormai perso il contatto con i territori che la circondano e che hanno contribuito alla sua grandezza. Come se la storia della città fosse una cosa a parte da quella del suo “contado”, da quella dei suoi confini.

Pisa – e intendiamo la “città” nel senso più alto del termine, di società, di forze politiche, economiche e culturali, non nel senso dei meri confini amministrativi – ha dimenticato le sue fortezze medievali, la Rocca di San Paolino, le tante torri e fortificazioni di avvistamento, la Rocca della Verruca, per citarne solo alcune. Ciò che ha reso grande e sicura Pisa nel passato, e ha cementato il rapporto armonioso della città con il territorio, oggi cade progressivamente nell’oblio. La situazione amministrativa non aiuta (questi beni culturali ricadono in comuni diversi, spesso di piccole dimensioni o economicamente fragili o con politiche scarsamente lungimiranti), le proprietà private non aiutano, la scarsa visibilità e la scarsa consapevolezza storica della classe dirigente non aiutano.

Dobbiamo assolutamente invertire questa tendenza. Ne va della vita stessa dei territori dell’area pisana e ne va anche dell’identità di Pisa, che risulterebbe monca di un pezzo così vitale della propria storia.

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